Alfredo Raponi Via Orchi ,25 - 06030 - Capodacqua di Foligno - Pg. Tel. 0742 314398 |
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Nella esposizione abbiamo avuto modo di ammirare gli esempi più felici della
paesaggistica e del collage di questo artista. Egli infatti dimostra soprattutto
nel paesaggio già una eloquente e piena maturità nel sentire gli aspetti più
alti e profondi della spiritualità del paesaggio umbro : ed espressione di
questo sentimento è appunto il colore abilmente trattato nei suoi effetti
plastici e cromatici.
Inquadrare con una certa precisione il Raponi nell’ambito di una corrente,
sarebbe arduo. Un certo accostamento si può semmai vedere con i moduli artistici
divisionisti, accostamento però che non si esplica in forme rigidamente intese,
ma che anzi si anima delle intuizioni e delle emozioni impressioniste: paesaggio
in conclusione inteso attraverso la pastosità del colore, più che attraverso la
forma e calato sullo sfondo di una natura pur essa armonicamente intesa con il
colore.
Il Messaggero 07.11.1965
Il quadro di Raponi illustra uno dei motivi
ispiratori fondamentali nella vita spirituale e poetica di Johannes Joergensen
:il paesino di Rocca S.Angelo, “perso tra i monti umbri” in una coincidenza
pittorico-letteraria davvero significativa.
Il Messaggero 07.09.1966
Realtà e Trascendenza nella pittura religiosa di Alfredo Raponi.
La conoscenza della creatività artistica di Alfredo Raponi è un incontro
straordinario, aggressivo : le sue opere sono presenze cariche di una tensione
fortemente poetica. L’artista non indugia alla esteriorità del gusto, ma avendo
sempre qualcosa da dire, sospinto da una vera fantasìa, rinnova costantemente il
suo linguaggio sino ad arrivare a quello attuale che riveste un’importanza
notevole nella sua opera..
E’ il momento religioso in cui il Raponi percepisce dietro la varietà del mondo
oggettivo una totalità silenziosa, il mistero di una realtà non oggettiva, alla
quale vuole dare un volto, un nome. Forse per questo deforma figure e oggetti
per renderne la tensione interna.
L’esigenza di condurre all’esterno certi contenuti fantastico-emotivi lo ha
portato ad una progressiva chiarificazione di due ordini di media necessari alla
visualizzazione :
media-cromatici, media-simbolici (forme simbolo).
La forma simbolo entra nella campitura cromatica con valore puramente segnico,
così come può definire tale campitura.
Lo studio accurato della composizione gerarchica di questi mezzi visivi ( mai
l’uno è in sottodine all’altro) è conseguente a quella esigenza col
raggiungimento di una reciproca chiarificazione.
Il ciclo delle opere che trae ispirazione da episodi della vita di Cristo,
realizza questi intendimenti forse meglio di qualsiasi altra opera precedente.
Gli episodi non sono oggetto di trascrizione meccanica, ma di assimilazione
partecipe e ricostruzione da parte dell’autore sulla base di un linguaggio che
vede comporsi le presenze cromatiche e segnico-simboliche in una estrema varietà
di situazioni spazio-temporali.
Ma aldilà di questa ricerca c’è il contenuto che rende interessante il nuovo
ciclo.
Nella sua pittura religiosa il Raponi ha voluto dare una interpretazione del
mistero della Redenzione attraverso il colore: suscitare delle sensazioni
mistiche, accostare la sua anima all’offerta del Cristo per cercare nel silenzio
l’approdo ad una luce più illuminante.
Questa pittura, niente affatto inquinata dalla angoscia esistenziale di moda, è
contraddistinta da un palese e forte richiamo alla trascendenza. Si inserisce
nel mistero per coglierne, attraverso il colore, le ragioni profonde che diano
una risposta ai tanti perché dell’uomo.
Nessun accento di tormento, di crisi, di ribellione al mistero stesso: Raponi è
umbro, folignate, e il misticismo ce l’ha nel sangue. Così la sua pittura,
questa in particolare, sembra un felicissimo connubio tra la tradizione mistica
della sua regione e la concezione di una pittura verace, che dà una risposta
alla nostalgia di un Henri Matisse e del fauvismo per i colori puri e autentici,
per le gradazioni senza mescolanza e per i veri contrasti ben marcati.
In lui il colore diventa il vero linguaggio del quadro. Colori sapienti che
hanno le audacie di un Bonnard, giochi impeccabili e temerari al tempo stesso di
viola, verdi, azzurri, rossi…
Nell’Annunciazione, delicato inno alla speranza dell’umanità, il verde domina
nelle sue più impensate sfumature. E’ il progressivo cammino dell’uomo verso una
realtà che sembrava solo sogno.
La luce esplode nel quadro dell’Incarnazione in un impeto di giallo che si
illumina intenso come una spera di sole in cielo terso. Toni pieni di musicalità
sullo sfondo della Freude Choral. L’uomo è libero. Ma quel giallo luminoso si
accresce di vigore ed è vermiglio cupo in una pagina di sangue : la strage di
Betlemme.
La Passione, uno sfolgorìo di rossi: e l’eccezionale Cristo che suda sangue nel
Getsemani, è un istante eterno colto con intima pateticità.
La presenza continuativa del Cristo nella storia umana con l’istituzione della
Chiesa, si proietta in un azzurro sconfinato ove spazio e tempo divengono, in
armoniosa sintesi, infinito ed eterno, di poetica squisitamente leopardiana.
Pittura difficile, senz’altro, ma non cervellotica, astrusa, arida: pittura
nuova, d’avanguardia, che riesce però a stabilire un dialogo tra l’artista e chi
osserva.
Pittura nuova ove le figure non hanno che un valore complementare: sono un
momento creativo della composizione. Richiamano il fatto e gli danno quel valore
trascendente che ogni atto religioso ha in sé, ed è la sua forza peculiare.
La forza misteriosa di questa sinfonia di colori è che costringe l’uomo a
pensare, lo immerge nel mistero religioso per richiamarlo alla realtà del dramma
esistenziale.
Così la Cappella privata del Collegio “Alla Querce” di Firenze di cui il
polittico fa parte, è diventata un ambiente in cui pregare non è più effetto di
un ordine perentorio, ma un moto spontaneo dell’animo, la risposta ad una
necessità interiore che qui diviene vita dello spirito.
Prof. Giuseppe Moretti
Il pittore Raponi lavora con l’orgasmo di un impressionista e la certosina
pazienza di un orefice (si notino i collages!).
Niente di dolciastro o di astratto, ma arte concreta, diremmo fatta con la
creta, solida, in cui i paesaggi hanno una corposità, la ruvidezza della realtà,
anche se spesso non bella.
E che si tratti di arte, di vera arte, e non di una infatuazione più o meno
esteriore, ce lo confermano proprio i suoi quadri esposti all’ammirazione di
quanti amano l’arte e questi quadri restano apert come finestre sulla vita e sul
mondo, quello moderno, con tutte le sue luci e tutte le sue ombre.
Silvio Simonelli
Suggestione Barocca
Aprile 2005
polimaterica su tela su tavola
cm. 40 x 80
Secondo un procedimento che gli è caro, Alfredo Raponi dirotta
su una comoda strada il viandante che si accinge a percorrere il suo quadro .
All’uscita dall’unica curva questi si trova però improvvisamente al cospetto del
vero protagonista dell’opera, ed allora la “suggestione barocca” dell’artista
inquieto si stampa negli occhi del viandante, il quale viene lentamente
risucchiato nella dimensione onirica del Giardino barocco.
Percorso da una vibrazione nervosa che lo scuote, preda del tremito endemico che
ammicca e minaccia, il viandante riconosce il recinto esterno che il Vasanzio
lasciò in pasto alla natura a villa Borghese.
Ovunque sono visibili i segni di una lotta antica fra Bakunin e il Bramante.
Di cosa dovremmo parlare ora, o viandante ?
Di Pietro da Cortona e dei suoi putti strappati al quotidiano offizio ?
Di veli materici ?
Di quinte architettoniche ?
Di negazione degli spazi chiusi ?
Di arretramento dei piani di lavoro ?
Di ruvidezze e setosità di campiture ?
Di trasparenze e luminosità paradossali ?
Tacciamo, viandante .
Ascoltiamo la voce dell’inquieto artista che muove l’opera su fronti d’onda dove
si bilanciano in urla compresse Mistral e Libeccio .
T Tutto il resto, cioè la memoria storica del Barocco, direbbe Verlaine, “è
letteratura” .
Prof. Savino Savini
CLINAMEN
Fanciulli fluttuano nell’algida aurora.
Tempo per se non est.
Architetto dei fili, ti prego, rinforza i contorni;
di soli contorni è la loro vita.
In silenzio ascoltiamo il clinàmen:
fa che sia solo un palpito la declinazione.
E’ Pan che soffia: armonici flautati
rovesciano le chiome
di ginepri argentati.
L’oro stillato dal cielo impregna la roccia etnea,
l’artista è inquieto.
Pronubi invadono plantule
e i cespitosi del serraglio.
Segui fiducioso il tremolo dei pennelli;
punta di fioretto, archetti di violoncelli.
La vibrazione effonde con raddoppio all’ottava
l’artista è inquieto, il pennello scava.
Prof. Savino Savini
Aggiornato il venerdì 27 marzo 2009 10.18.42 Paglianiti Giuseppe giuseppepaglianiti@gmail.com