Alfredo Raponi Via Orchi ,25 - 06030 - Capodacqua di Foligno - Pg. Tel. 0742 314398        

 

Aggiungimi ai tuoi Preferiti                                                                                                 Note Critiche

 

Alfredo Raponi

“La pittura dell’artista umbro si compone e si assembla come una sorta di radiografia dei suoi impulsi interiori, delle sue emozioni e delle sue intuizioni che si riverberano con vigorosa carica espressiva e comunicativa sulle superfici dei suoi lavori. Il suo stile pittorico assume tensioni ed assonanze in cui la forma vive e vibra nell’attimo di una sintesi espressiva, di tempo e di spazio, per definire e determinare un personalissimo stile che sussiste nel ritmo energico ed impulsivo di linee, macchie, materia, applicazioni che risuonano in un’atmosfera che, da circoscritta e definita risulta per divenire cosmica dove ogni riferimento all’elemento figurativo classico è trasfigurato e soggettivizzato.”

               Luciano LEPRI

Critico d'arte
 


Opera terza classificata al concorso Nazionale di Pittura Contemporanea "PREMIO CUPRA  2007"

SCOGLI e SABBIE
polimaterica , 2007
cm. 50 x 60

 

“Interessante la struttura tecnica, materica e poetica del percorso creativo dell'immagine nella sua completezza di messaggio”


la commissione giudicatrice del Concorso Nazionale di Pittura Contemporanea “Premio Cupra 2007” composta dai signori:

Prof. Paolo Benvenuti, Prof. Marangoni Giorgio, Prof. Tonino Ticchiarelli, Prof. Torquati Giuseppe, Ing. Ennio Sanguigni.
 


Opera prima classificata al Primo Concorso di Arte Pittorica Manini Prefabbricati 2005.

Maestà Contadina

maggio 2005

polimaterica legno e vetro / tela su tavola

cm. 40 x 80

Eterogeneita’ tra passato e presente

Libera L’Arte è una manifestazione che ha una valenza particolare e decisamente apprezzabile. Oltre alla funzione puramente espositiva, il concorso organizzato dall’azienda Manini Prefabbricati permette di testare le tendenze, i linguaggi, nonché le preferenze pittoriche coltivate in una cerchia di artisti piuttosto ampia e selezionata in modo del tutto eterogeneo, avendo ottenuto una partecipazione quasi capillare nell’ambito di un’area geografica piuttosto estesa. La varietà di stili è l’aspetto che per primo colpisce il visitatore, che si trova dinanzi ad una molteplicità di immagini connesse a forme espressive in alcuni casi anche opposte, sebbene in grandissima parte memori di grandi lezioni mutuate dal passato, più o meno prossimo. All’eterogeneità di tecniche è invece legata una seconda osservazione che uno spettatore attento si trova a dover fare. Dominante risulta la pittura ad olio su tela, che affiancata anche da tecniche più “moderne”, come ad esempio l’uso degli acrilici, costituisce comunque un modus connesso alla tradizione e che, come tale, si oppone alla novità di tecniche molto attuali, testimoniate invece dall’immagine digitale, realizzata con il computer. Protagonista della mostra è il linguaggio figurativo, che trova espressione in modi diversi, partendo dalla tradizionale natura morta per arrivare al paesaggio, alla rappresentazione di un interno, senza escludere il nudo e il ritratto, entrambi capisaldi di una corretta formazione artistica. Straordinario in questo senso è l’accento ironico del quadro intitolato Addio al celibato di Francesco Rosi, realizzato ad olio su compensato e classificatosi al secondo posto. Recuperando il doppio ritratto di stampo rinascimentale, i volti dei due protagonisti diventano estremamente contemporanei nel iper-realismo che caratterizza entrambi in una sorta di latente adesione ai “modem anti modemnist artists”. Un’inclinazione classica, che si riflette anche nella scelta della cornice. L’episodio narrativo è circoscritto all’espressione, da un lato naturalistica, e dall’altro, non priva di significato interiorizzante, dei due amici colti in un attimo di incontrollata allegria.

Decisamente più complessa è però la composizione del dipinto Maestà contadina di Alfredo Raponi, giudicato giustamente degno del primo premio. Sebbene esso rientri appieno nell’ambito del figurativo, va sottolineato come la complessità dell’insieme sia dovuta all’abbinamento dell’icona posta in basso e del paesaggio che funge da sfondo, nell’illusione spaziale di aprirsi dietro un muro “infiammato “dal riverbero Pittura plein air, di chiara ascendenza post-impressionista e immagine popolare contadina, riferita alla vita dei campi e che centralizzata nella parte inferiore della composizione funge da antico tabernacolo, celebrandone la sacralità, sono quindi gli elementi di un’immagine articolata e bene strutturata. Ottimo appare quindi il risultato prospettico, accentuato nell’effetto volumetrico dall’utilizzo di una tecnica a ricamo, non troppo dissimile dalla tecnica à cuir repoussé, adoperata in antico per i motivi decorativi dei tessuti. Non estraneo al ready made di Bruno Ceccobelli, il dipinto rivela di esprimere una ricerca concettuale, non priva di simbolismi prossimi ad una spititualità dal sapore popolare.

Composizione spaziale altrettanto meritoria di encomio è quella del terzo classificato, Bottiglia verde con arancia di Guglielmo Anniballi. Esponente di una radicata tradizione novecentesca, il dipinto, rigorosamente ad olio su tela e dotato di una pennellata a campiture distese, consacra un linguaggio intramontabile, rendendo piacevole l’immagine nel suo insieme armonico. Sebbene non classificati, molti altri sono i dipinti da menzionare, se non altro per le capacità tecniche e in alcuni casi anche per la grafica. Fermo restando che nel variegato panorama della mostra non manca il linguaggio materico, ugualmente a declinazioni surrealiste e a posizioni metafisiche, degno di menzione speciale è Ecce Homo di Alessandro Pierattini, trittico che in sequenza affronta in chiave attuale il difficile tema della Passione di Cristo, con riferimenti all’immagine dell’uomo/ distorta e sfigurata, sull’esempio di Francis Bacon, grazie all’abilità del segno, che diviene strumento per esprimere la drammaticità del mondo umano.


Dott.ssa LILETTA FORNASARI

Docente di Storia dell'Arte Toscana, Università di Siena,

Critica d'arte e Curatrice di Esposizioni nazionali ed internazionali;

 


                        

 Relitto sommerso

febbraio 2002

polimaterica su tela su tavola

cm. 50 x 50

Alfredo Raponi



"Alfredo Raponi è nato a Foligno, dove vive e lavora, l’8 settembre 1948. Seguiti gli studi classici, si è laureato in architettura nel 1971 ed attualmente insegna Storia dell’Arte. Svolge attività artistica dal 1963 partecipando a rassegne, premi e collettive a carattere nazionale ed internazionale.


In “Relitto sommerso” l’efficace artista folignate, trasportandoci nelle profondità marine, ci ha voluto ricordare come l’acqua sia anche la tomba di tutte le cose dell’universo, come l’acqua sia la gelosa custode delle bellezze e delle miserie umane, sia lo scrigno capace di conservare memorie, momenti e creatività di mondi e civiltà che, forse, non avrebbero più avuto visibilità e conoscenza: il tutto grazie ad una materia che, innervandosi nella tela, si fa memoria e mito, realtà e sogno, concretezza ed evanescenza."



                                                                                                                                                                                    Luciano Lepri

                                                                                                                                                                                    Critico d'arte

 


 Fucina Primordiale - febbraio 2004

Polimaterica su tela su tavola

cm. 60 x 60

 

 "Un rapporto da sempre difficile quello dell’artista con il Fuoco.

Controverso. Anche per Alfredo Raponi, impegnato oggi come non mai a dinamizzare gli Elementi.

Raponi guida con maestria i movimenti della Terra, sovrappone gli strati, compatti al loro interno ma suscettibili di slittare l’uno sull’altro, come i piani di grafite nel carbone.

Quali colate di vetro improvvisamente raffreddate, campi, colline, stagni si mostrano immobili in un silenzio instabile, in attesa di qualcosa che li sposti lentamente, con discrezione.

Ma il fuoco irride le prospettive e scoraggia ogni intento di rappresentazione, ed allora Raponi pone una condizione di vincolo, intrappola l’orgia cinetica in un sistema isolato.

Nella fucina primordiale il popolo dei nani lavora, Alberico batte il ferro e lo piega come piegherebbe il mondo se potesse uscire da lì, ma la fucina ha pareti adiabatiche dove il fuoco si infrange ed il calore è riflesso.

Fuori domina la Terra.

Il fumo carbonioso si muta in graziose chiome arboree nell’abbraccio con l’Aria.

Ma l’artista da che parte sta?

Cosa nasconde Raponi nella borsa, la lira di Orfeo o il flauto di Dioniso? "

Foligno, 25 marzo 2004

Prof. Savino Savini
 

1     |     2     |