Alfredo Raponi Via Orchi ,25 - 06030 - Capodacqua di Foligno - Pg. Tel. 0742 314398 |
Alfredo Raponi
ViaOrchi ,25 - 06030 - Capodacqua di Foligno - Pg.
Tel. 0742 314398
SECONDA PARTE
IL RITORNO A FOLIGNO
L’ inizio del 1972 coincide con le prime esperienze di attività lavorativa, come
architetto e come insegnante di disegno. Poi dal giugno 1972 al giugno 1973 deve
adempiere agli obblighi di leva. Tornato a Foligno, ricomincia a lavorare come
architetto e come insegnante, ma partecipa anche a rassegne d’arte. In questi
anni il suo nome appare spesso nei giornali.
NUOVE AFFERMAZIONI
Nel luglio 1974 ottiene il 5° premio, su trecentoventuno artisti partecipanti in
Ancona al XVI° Premio “Riviera del Cònero”. Qui conosce i maestri Giancarlo
Venuto di Codròipo, Guerrino Bardeggia di Gabicce, Luciano Petrolini di Ancona,
Giovanni Ferri di Prato.
Nell’agosto dello stesso anno, una giurìa presieduta dal prof. G. F. Bissietta e
costituita tra gli altri dal prof. Bruno Orfei gli conferisce a Tuòro sul
Trasimeno il primo premio ed il Trofèo intitolato a “Paolo Coppelli” nella gara
di pittura estemporanea per “…la interpretazione e la perfetta aderenza
dell’elaborato all’ambiente…”
Nel settembre del 1974, viene invitato ad esporre le opere più recenti nella
Gallerìa “Forum Jani” di Foiano della Chiana (Arezzo) con i maestri Maddoli,
Troiani e Tintori e sempre nello stesso periodo espone a Cannara, Montefalco,
Umbertide, Giano dell’Umbria, Nocera Umbra e Cupramarittima, conseguendo ovunque
importanti riconoscimenti.
Nell’ottobre 1974 sposa in Friuli la collega di università conosciuta presso la
facoltà di Architettura di Firenze : continua intanto a frequentare il mondo
artistico e ha anche modo di esporre in Friuli a Cormòns e a Codroipo .
Nel marzo 1975 è invitato ad esporre presso la Galleria “Il Quadrifoglio”, nel
centro storico di Foligno, con i maestri Bacosi, Bartoloni, Benucci, Frappi,
Lupo, Norberto, Sgrelli e nello stesso anno partecipa ancora, ottenendo sempre
premi, alle rassegne artistiche di Città della Pieve, Cupramarittima, Cannara,
Cormòns.
Nel frattempo Alfredo, ormai docente di ruolo di Disegno presso gli istituti
secondari superiori, fra il 1976 ed il 1983, è assorbito quasi completamente da
questa attività e dal mestiere di architetto oltre che, naturalmente, dalla
famiglia: ciò nonostante partecipa a varie manifestazioni artistiche: a
Cupramarittima, a Pila, a Foligno, a Campoformido (Ud), a Cannara, a Terzo di
Aquileia (Ud), a Collemancio, a Povoletto di Udine, a Umbertide, a Fabriano e
altrove, ottenendo ovunque importanti riconoscimenti, con giurie
composte tra l’altro dal prof. Bruno Molajoli , Direttore Generale Belle Arti di
Roma,da Padre Stefano Troiani e Giovanni Maria Farroni critici d’arte, dal
pittore Sandro Trotti, dallo scultore Ceschia. Intanto egli sembra sedimentare e
consolidare, nei brevi periodi dedicati alla pittura, le certezze tecniche e le
spinte creative del passato per riproporsi con nuova energia e con un linguaggio
sempre più maturo.
LA RICERCA ARTISTICA
Per anni Alfredo spinge la propria ricerca artistica, lungo due direzioni
parallele :
-da una parte (prevalente) la ricerca della “resa cromatica” volta spesso ad una
“…lenticolare e frazionata composizione della forma…” (prof. Mario Tiezzi),
ricerca che comporta una sapiente conoscenza della tecnica ad olio ed è
esclusivamente affidata all’uso del colore in tutte le sue variabili percettive
e valenze prospettiche;
-dall’altra, la ricerca della “resa materica” e tridimensionale, affidata
all’uso dei
materiali meno canonici (dagli stucchi del 1963, alle sabbie e alle carte
vetrate, ai giornali ed ai sacchi del 1968) : di questa seconda direzione ,
l’opera “Tentativo di superamento di un rosso” presentata nel 1971 al Premio
Nazionale di Pittura di Pizzighettone e premiata con medaglia d’oro, rappresenta
forse il punto di massima tensione creativa e criticità.
Alfredo, da tempo , ricerca la sintesi di tutto ciò.
UNA CONFERMA CRITICA E UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA RICERCA SUCCESSIVA.
E’ nel 1976 ad Ancona, che egli partecipando alla 18^ edizione del Premio
“Riviera del Cònero”(una manifestazione artistica che ormai gli è cara ),
ottiene importanti conferme della validità di un linguaggio che perfezionerà
appieno ben più di venti anni dopo questo evento.
La giurìa presieduta dal prof. Remo Brindisi e composta tra gli altri dal dott.
Luciano Bertacchini, gli assegna il primo premio, ex-aequo con il maestro
Luciano Petrolini di Ancona.
Nell’opera premiata, eseguita su tela su tavola, aldilà di un primo piano
dipinto ad olio con diligente iperrealismo, Alfredo costruisce con tecnica
polimaterica (utilizzando pochi frammenti di tessuti di vari colori, fantasie e
ruvidezze) il paesaggio storico del Monte Cònero !
Nel corso della manifestazione, conosce le opere dei maestri Giovanni Vecchiatto
di Udine, Alessandro Migliazzo di Roma, Giorgio Rinaldini di Rimini.
PITTURA DI GENERE : LA RAPPRESENTAZIONE DEL NATURALE E DEL COSTRUITO . IL CICLO
DELLE “GARZE”
Nel periodo 1976 – 1983 Alfredo sente sempre maggiormente l’esigenza di
rappresentare il reale ricercando la più forte aderenza delle proprie opere alla
morfologia del territorio, ai caratteri prevalenti dell’ambiente naturale e del
paesaggio antropizzato : lo fa ricorrendo soprattutto alle tecniche tradizionali
della pittura ad olio, ma interpretando il reale e studiando con pignoleria i
percorsi fisiologici e psicologici della visione : le ombre, le luci, le linee
di forza, le simmetrie, i movimenti, persino le più minùte vibrazioni delle
setole dei pennelli sulla tela, catturano lo sguardo e lo accompagnano sulla
superficie dipinta, suscitando, in rapida successione, una varietà imprevedibile
di improvvise e profonde emozioni .
Ricerca della “resa” cromatica, ricerca della “resa” materica, ricerca dell’
aderenza al reale sembrano fondersi in ideale equilibrio nelle opere che nel
1984 Alfredo propone in un ciclo di rassegne : l’oggetto di queste opere è in
tutta evidenza suggerito dalla particolare familiarità acquisita, come
architetto, con il patrimonio storico-artistico o talvolta più semplicemente
tipologico delle città antiche (patrimonio spesso trascurato e ridotto in
evidenti condizioni di degrado).
Alfredo “tesse” su rappresentazioni quasi oleografiche di facciate monumentali e
di quinte architettoniche erose dal tempo, dall’abbandono e dal degrado , la
trama e l’ordito di uno strato materico, ma calligrafico e quasi trasparente, di
un’impronta senza tempo, di un tessuto che sembra filtrare la realtà anche aspra
delle cose trasfondendola in un costrutto di luci ed ombre permeate da un
generale senso di profonda spiritualità : la realtà perde peso e si eleva a pura
emozione.
Così nell’agosto del 1984 a Santa Vittoria di Matenàno (Ascoli Piceno) una
giuria presieduta dal critico d’arte Giovanni Maria Farroni e costituita tra gli
altri dal critico Carlo Melloni, conferisce ad Alfredo Raponi il primo premio
per l’opera dal titolo “Facciata di Santa Caterina” : la giuria “riscontra
nell’opera attraverso una puntigliosa e attenta tessitura pittorica, quei valori
di confronto con una realtà storica, quale è data dagli elementi architettonici
raffigurati nel dipinto, che l’artista coglie in dettaglio, allo scopo di
offrire all’osservatore un motivo di riflessione sullo stato di fatiscenza delle
nostre maggiori opere monumentali”.
Partecipano tra gli altri al Premio Nazionale di Pittura di Santa Vittoria i
maestri Luigi Virili di Terni, Antonio Tamburro di Perugia, Renzo Codognotto di
Codroipo, Walter Coccetta di Terni.
Nell’ottobre 1984 a Trevi, una giurìa presieduta dal maestro Manlio Bacosi e
costituita tra gli altri dal prof. Elio Mercuri e dal dott. Duccio Travaglia ,
gli conferisce il primo premio della VII^ Rassegna Nazionale di Pittura
Contemporanea : ed è per una splendida rappresentazione di uno scorcio del
centro storico trevano, giocata su rimandi di ombre e imperscrutabili velature.
Nell’anno 1985 Raponi continua a lavorare quasi appagato da questa particolare
fase della propria ricerca : la formazione e l’interesse dell’architetto paiono
fondersi quasi naturalmente con le esigenze espressive e con il linguaggio dell’
artista.
Così nel settembre 1985 coglie due importanti successi personali con due intensi
pezzi di pittura :
Vince ad Umbertide la XXII^ Edizione del Premio Nazionale Fratta di Pittura, su
oltre cento artisti partecipanti con l’opera dal titolo : “Facciata della Chiesa
di San Bernardino in Umbertide” : la giuria ravvisa nell’opera premiata “una
tecnica raffinata e una capacità spiccata nel rendere particolari architettonici
e tessiture murarie in maniera originale. San Bernardino di Umbertide, una delle
tre chiese di piazza San Francesco, è il soggetto che ha ispirato l’artista, al
quale va dato atto di aver creato un quadro che al di là della bellezza che
subito lo contraddistingue riesce soprattutto a rendere piena l’atmosfera di
religioso silenzio che l’antico tempio ispira e a dare concretezza al fascino
secolare delle mura consunte dal tempo .”
Vince quindi a Bastìa la VII^ Mostra Estemporanea di Pittura con un’opera
ispirata all’insegna commerciale (risalente ai primi anni del ‘900) di una
bottega di piazza della cittadina umbra.
In questo più recente ciclo di opere, Raponi utilizza una tecnica “mista”
raffinatissima :
l’impianto del dipinto è formato dalla sovrapposizione di delicatissime velature
a china e a tempera , mentre il disegno architettonico, nei più minuti dettagli,
è finemente costruito , spesso allusivamente , mediante sottili stesure a
pennello di colori ad olio .
Penetranti combinazioni e contrasti di luci ed ombre materializzano le
profondità , completando la descrizione. Ma l’intera rappresentazione appare poi
filtrata da una “materia”quasi priva di consistenza : la trasparente “impronta”
di una garza, tanto rarefatta da costituire quasi il “contrappunto pittorico”
della più compatta e opaca tessitura della tela su cui l’artista opera.
Qui la luce non proviene da una sorgente naturale, ma filtra diffusa dal fondo
(attraverso quel “contrappunto pittorico”), verso chi osserva l’opera.
Il “materiale” diventa “immateriale” e suscita sentimenti di profonda
spiritualità e di intimo rispetto.
Dal 1986 al 1998 Raponi sembra aver esaurito il ciclo della propria ricerca :
invece si tratta solo di un periodo, sia pur lungo, di riflessione e di
riconsiderazione del proprio percorso artistico . Le opere prodotte dal 1986 al
1998 sono collocabili in diretta continuità stilistica con i dipinti dei primi
anni ‘80.
RADICI E SVILUPPO DELLA PIU’ RECENTE PRODUZIONE ARTISTICA
La episodicità della produzione e della partecipazione a rassegne artistiche di
questo periodo, predispone in realtà l’avvio di un profondo e determinante
rinnovamento stilistico che affonda le proprie radici addirittura nelle opere
eseguite tra il 1963 e la metà degli anni ’70 (1976-1977) .
Raponi in realtà non è soddisfatto : talvolta la “descrizione” sembra prevalere
sull’ “interpretazione”. Troppe volte la “rappresentazione” si fa puntigliosa e
la tecnica vincola eccessivamente e innaturalmente le necessità istintive,
spesso irrazionali, dell’artista.
Il 1999 è anno decisivo nell’evoluzione artistica di Raponi.
Esso infatti segna l’inizio del ciclo pittorico cui ancora oggi egli sta
lavorando con soddisfazione e , per le ragioni che dirò, può ritenersi foriero
di esiti straordinari.
Nelle opere eseguite dal 1999 in poi, infatti, Alfredo sembra rimettere insieme
pazientemente come tessere di un mosaico tutte le esperienze materiche e
cromatiche del passato : ma egli incrementa le tradizionali potenzialità del
mezzo, con la personalissima cifra di un “effetto a tutto tondo” che muove le
superfici lisce della tela, le altera, le scompone in fitti rilievi, minutissimi
segni, fili, incisioni…
Così la base pittorica diventa il campo semantico in cui un insieme di
“textures” si sovrappongono o si accostano ricostruendo un’immagine trasfigurata
di realtà formata da complesse campiture di “luoghi sensoriali ed emotivi”.
Alfredo Raponi, artista umbro ormai affermato, dal 1999 partecipa solo
episodicamente a rassegne di pittura.
Oggi , al clamore delle città e dei convegni d’arte , preferisce la quiete e
l’isolamento del luogo che dal 1985 ha scelto con la famiglia di abitare: un
antico borgo medievale della collina di Capodacqua di Foligno, un luogo naturale
ancora intatto, dove il tempo è segnato solo dal lento mutare dei toni dei
colori e della luce e dall’imprevedibile divenire delle tremule tessiture dei
campi arati e seminati, dove egli in silenzio lavora e ancora ricerca, con lo
slancio e la rabbia di sempre.
Raggiunta la piena maturità espressiva, forte di oltre quaranta anni di
esperienze artistiche , di giudizi sempre entusiasti della critica, egli può a
buon titolo essere considerato, nell’ambito della pittura umbra di fine
novecento e degli inizi del terzo millennio il mèntore creatore di una “linea
artistica umbra” esterna ai luoghi canonici e stereotipati, capace di destare
stupore e ammirazione, di commuovere lo spirito, di suscitare emozioni del tutto
nuove e di produrre formidabili empatìe .
Dott.ssa Minervina Aggredi
Aggiornato il venerdì 27 marzo 2009 10.15.32 Paglianiti Giuseppe giuseppepaglianiti@gmail.com